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09-03-2016  | Link http://www.askanews.it/economia/telecom---orange--asati-non-sarebbe-fusione-ma-scalata-di-parigi_711756342.htm Invia Invia mail ad un amico Stampa Stampa

Roma, 9 mar. (askanews) - Quella tra Telecom Italia e Orange non sarebbe una fusione ma un'acquisizione di un'azienda privata strategica italiana da parte di una società controllata di fatto dallo stato francese. Con implicazioni sull'importante piano di diffusione della banca larga in Italia e anche sulla sicurezza nazionale.

Sono numerosi i dubbi espressi da Asati, l'associazione degli azionisti di Telecom Italia, in una lettera inviata al presidente del Consiglio Renzi, al ministro dell'Economia Padoan a a numerosi esponenti delle competenti ciommissioni parlamentari all'indomani del vertice italo-francese "Abbiamo appreso oggi dalla stampa - si legge nella lettera di Asati - che "Orange si propone come partner di Telecom Italia" e che nell'incontro bilaterale italo-francese di ieri a Venezia l'ipotesi di una fusione tra i due operatori sia stata vista favorevolmente, anche se Renzi ha rilevato che "la libertà di un imprenditore di investire è fatta salva ma che dovrà parlare il mercato".

"Questa notizia - si legge ancora - non ha sorpreso noi piccoli azionisti: Avevamo in passato manifestato un certo stupore per l'ingresso di Vivendi nell'azionariato di Telecom dopo che la società francese aveva dismesso tutte le partecipazioni in aziende per il servizio telefonico. Abbiamo assistito in questi ultimi mesi a un aumento progressivo della partecipazione di Vivendi nell'azionariato di Telecom Italia - oggi portato al 23,8%: un livello prossimo alla soglia dell'OPA. Ci aveva stupito invece l'opposizione della società francese alla conversione delle azioni di risparmio che avrebbero permesso a Telecom di disporre di un capitale idoneo ai corposi investimenti nella nuova rete che necessariamente dovrà attuare la nostra società per fare evolvere la rete in modo da garantirne la competitività sul mercato".

"È stato quindi in parte confermato - prosegue la lettera di Asati - un nostro dubbio. Abbiamo pensato che l''interesse per la nostra società fosse stato concordato a più alto livello e che la partecipazione attiva di Vivendi nascondesse una più ampia strategia del sistema francese mirata a entrare in un settore strategico quale quello delle comunicazioni italiane".

Asati elenca poi le criticità connesse, sollecitando 'risposte autorevoli' anche per i piccoli azionisti.

"Ci chiediamo anzitutto quale sono i vantaggi per TI e il nostro Paese qualora Orange, controllata di fatto dallo Stato che ne detiene circa il 24% possa acquisisca Telecom, società non partecipata dallo Stato, e privata addirittura con il plauso del capo del Governo italiano che invece proprio a difesa di una delle ultime aziende strategiche del paese dovrebbe auspicare una presenza significativa di CDP in TI. Esiste il pericolo che l'operatore TLC italiano ricada in qualche modo sotto la responsabilità delle decisioni del Governo francese? In nessun grande Paese europeo viene configurata una ipotesi così bizzarra e discutibile. Del resto il nuovo piano industriale di TI molto aggressivo e sfidante non vediamo in alcun modo come beneficerebbe da questa fusione. Quali sono le "nuove idee e nuovi investimenti" che porterebbe Orange in Italia?"

"Osserviamo poi - prosegue Asati - che la capitalizzazione di Orange è doppia di quella di Telecom: non si tratterebbe di un merger, come si è detto, ma di un'acquisizione. Si riporterebbe quindi l'attività italiana in una posizione di sudditanza a decisioni prese in un altro Paese".

Inoltre "andrebbero anche esaminati alcuni problemi di grande rilievo che comporterebbe l'acquisizione. Anzitutto se e come si modificherebbero i piani d'intervento dello Stato italiano per la diffusione della banda larga nel Paese. In secondo luogo occorrerebbe analizzare quali effetti si avrebbero sui problemi occupazionali della società e infine andrebbero esaminati quali riflessi si avrebbero sull'indotto che porterebbe quest'acquisizione".

"Da ultimo - conclude la lettera di Asati al presidente del Consiglio - andrebbe anche valutato l'influenza che la cessione della società a un azionista con partecipazione dello Stato avrebbe su un aspetto di grande importanza per il nostro Paese: la sicurezza delle informazioni che viaggiano sulla rete sia quelle nazionali e quelle internazionali tramite Sparkle, e la Francia e anche l'Italia sanno bene in questo periodo cosa significa la sicurezza di informazioni sensibiili per un Paese".

   
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